“In quest’intreccio la propria stanza connessa come luogo privato costringe a pensare immaginare la nuova sfera pubblica come avviene con le stanze private degli scrittori. La propria stanza online permette di intervenire attribuire un nuovo significato a questa confluenza. Perché, insisto, nella nostra intimità la stanza online innesca possibilità di azione collettiva e sociale che prima avevano avvenivano solo “fuori dalla soglia”. Nella stanza connessa il pensiero può essere già comunicazione, memoria e azione pubblica; l’attività può essere remunerata senza spostamento fisico, praticabile e sempre più incentivata da imprenditori, amministrazioni pubbliche e imprese, le relazioni affettive, implementate attraverso un’interfaccia, cosicché oggi la propria stanza online amplifica il potere di pensiero (concentrazione) e di azione da una posizione localizzata.
Certamente lo spazio che Virginia Wolff riteneva cruciale per lo sviluppo intellettuale delle donne continua essere un luogo singolare per la rivendicazione creativa ma anche per la riflessione politica, estesa alla comprensione delle nuove dinamiche economiche e identitarie di (auto) gestione attraverso lo schermo connesso alla rete. Non si dovrebbe dare così per scontato che la stanza per sé connessa funzioni come una pausa di natura riflessiva e morale sulla nostra costruzione soggettiva e sociale, sia in rapporto alla sfera pubblica che alle strategie di convivenza e lavoro online da casa. Le une e le altre alluderebbero a possibili forme di emancipazione delle persone limitate dagli spazi, dei corpi e dai Loro rispettivi ruoli sociali. Tra queste si dovrebbero ricordare quelle che non sono ancora riuscite a “uscire” dalla vecchia sfera domestica e pertanto non possono tornare a essa liberamente, come spazio risemantizzato.”


