Massimo Cacciari

https://youtu.be/qGWaVpQEpF0


Dal testo, Il Simposio di Platone:

“Così cammin facendo… Giacché per me soprattutto quando o io medesimo parlo di filosofia o ne odo parlare da altri, a parte il profitto che mi par di cavarne, provo una gioia indicibile, mentrIMG_0690e quando odo certi altri discorsi, specie i vostri di ricchi e dediti ai guadagni, mi ci zittisco, e ho compassione per voi, miei amici, perchè credete di fare qualche cosa e non fate nulla. Probabilmente anche voi dal canto vostro penserete di me che sono un disgraziato, e credo che voi crediate il vero; io però di voi non lo credo, lo so”
(anno in cui si svolse il banchetto 416 a. c.) – Apollodoro, dal Simposio di Platone


AMORE

«Innanzitutto è sempre povero e non è per niente delicato e bello, come crede la maggior parte delle persone, ma è duro e sciatto e scalzo e senza tetto» – Eros, cioè, diciamo, l’amore. Convive con la privazione, perché è figlio di Penia, povertà. Ha preso anche dal padre, Poros, che ha l’intelligenza sveglia e scaltra di trovare la risorsa, il passaggio, l’espediente. E così l’amore – cioè, diciamo, Eros – è anche «sempre occupato a ordire trame, desideroso di saggezza e ricco di risorse, amante della sapienza per tutta la vita, terribile mago e incantatore e sofista».

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IL SIMPOSIO