“Oggi esiste una querelle tra le varie rappresentazioni dell’arte e quell’immagine ufficiale della realtà propagata dalla pubblicità, che si affida ai media, che organizza un’ideologia ultralight del consumismo e della competizione sociale. Nella vita di ogni giorno incontriamo fiction, rappresentazioni, forme, che nutrono un immaginario collettivo i cui contenuti sono dettati dal potere. L’arte, invece, ci presenta delle contro-immagini, forme che mettono in questione le forme sociali. Davanti a un’economia fantasma – arma assoluta del potere tecno-mercantile – che rende la nostra vita irreale, gli artisti riattivano le forme abitandole, piratando proprietà private e copyright, le marche e i loro prodotti, firme d’autore e forme museali. Se oggi il download di forme (sampling e remake) rappresenta problematiche importanti è perché ci spinge a considerare la cultura globale come una scatola di strumenti, uno spazio narrativo aperto, piuttosto che un discorso univoco o una linea di prodotti industriali. Invece di prostrarsi davanti alle opere del passato gli artisti se ne servono. Così Tiravanija crea un lavoro dentro un’architettura di Philip Johnson, Pierre Huyghe filma una seconda volta Pasolini, pensando che le opere propongono degli scenari e che l’arte è una forma di utilizzo del mondo, un’infinita negoziazione tra punti di vista. Sta a noi spettatori mettere in evidenza queste relazioni, giudicare le opere d’arte in funzione dei rapporti che producono all’interno del contesto specifico nel quale si manifestano. Perché l’arte è un’attività che consiste nel produrre rapporti con il mondo, e materializzare – in una forma o nell’altra – le sue relazioni con lo spazio e col tempo.”
Link alla fonte dell’immagine e dell’approfondimento dell’artista Pierre Huyghe
Nicolas, Bourriaud. Postproduction. Come l’arte riprogramma il mondo (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 1171-1184). Postmedia Books. Edizione del Kindle.