Il pensiero arriva dopo la danza, come dice Beckett. Ciò significa anche che il pensiero si fa avanti con la danza.
Che il pensiero si desta con una danza.
Che la danza accende il pensiero. Non già dando dei soggetti di riflessione, ma facendo del corpo una forma pura, una forma per sé — una forma in movimento o non, ciò non è l’essenziale
(il movimento si manifesta anche nell’immobilità, nel gesto catturato, nel salto di cui la fotografia afferra l’istante, la posa)
ma facendo del corpo un’idea
non un ideale ma un’idea
non un ideale ma un’idea
ossia una verità in sé
non sottomessa né a un consumo né a un’intenzione
ma un corpo che ha valore per sé
per la sua postura per il suo incedere il suo battere
la sua verità di corpo la sua idea pura
senza figura e senza corpo in qualche modo
corpo emerso dal corpo senza divenire un’anima né uno spirito
appena la propria idea il suo tracciato dentro allo spazio e il tempo
astratto sottratto alle attrazioni che non crea esso stesso
per la sua postura per il suo incedere il suo battere
la sua verità di corpo la sua idea pura
senza figura e senza corpo in qualche modo
corpo emerso dal corpo senza divenire un’anima né uno spirito
appena la propria idea il suo tracciato dentro allo spazio e il tempo
astratto sottratto alle attrazioni che non crea esso stesso
semplice infinito pensiero della propria presenza
nel mezzo del mondo
e mondo a sé solo
mondo a tutti a nessuno
nel mezzo del mondo
e mondo a sé solo
mondo a tutti a nessuno