“E’ probabilmente questo ciò di cui il filosofo gode: del suo proprio venir meno nella sua volontà di mostrare la verità senza artificio, o di essere abile oltre ogni abilità. Per un tale oltre, egli non ha che la santità del silenzio o l’ebrezza del concetto. Tra queste due possibilità il filosofo vacilla e barcolla ma è qui che ha luogo il suo impegno.
Se dico che il filosofo gode, è per unire sotto questa parola la scossa che egli prova a essere spinto fuori da sé senza ritorno e il giubilio nel quale ciò lo fa immergere. Non c’è oggetto del sapere assoluto, ma un soggetto colto nella vertigine di non essere identico a sé se stesso.”
Il ventriloquo, Sofista e filosofo, J.L.Nancy 2003

“La vita nel mondo fuori del mondo” è tanto poco una formula “cristiana” che essa ha il suo luogo in quella frase già citata di Wittgenstein: “Il senso del mondo è fuori del mondo”. Wittgenstein non fa appello a nessuna rappresentazione concezione di un altro mondo”: chiede che il fuori sia pensato e afferrato nel bel mezzo del mondo.”
L’adorazione, J.L. Nancy, 2010

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