Relazione di  Davide Pelullo 5D
Liceo Artistico G.Chierici
a.s. 2017/18

Conferenza Logica del corpo
27/11/2017 presso Fonderia39, Reggio Emilia

La conferenza è stata tenuta dal Prof. Enrico Pittozzi, docente all’università di Bologna,  ed aveva come tema la danza e le neuroscienze.
Nella danza hanno molta importanza concetti filosofici e artistici come quello di movimento, astrazione e potenziale.
La conferenza è iniziata con una citazione a Plotino, che parlava delle potenzialità espressive del corpo e di come questo potenziale sia di grande importanza nella danza contemporanea.
Il potenziale a cui fa rifermento è un eccezione, qualcosa di invisibile che nella danza deve diventare la norma, qualcosa di visibile.
Si è passati poi al concetto di virtuale e reale. Virtuale significa potenza, potenziale, il virtuale è tutto ciò che non ha una forma ed è opposto all’attuale. Questa definizione ci è stata utile per definire il termine astrazione: dare forma alle cose che normalmente non vediamo.
Risulta quindi cruciale l’importanza della dimensione virtuale nella danza e soprattutto nell’arte in generale. L’ arte vuole visualizzare ciò che non è visibile da tutti e dargli una forma.
Artisti come Kandinsky e Paul Klee hanno come marchio di fabbrica l’astrazione e la voglia di dare una determinazione a qualcosa di invisibile, non reale.
La ricerca sull’astratto nella danza una i corpi come veicolo e indaga sul movimento. Citando Spinoza capiamo come i corpi si distinguono solo in base alla loro dinamica, non alla loro sostanza.
Così possiamo capire la visione del corpo nella danza, un corpo non reale, ma potenziale e dinamico.

Sono seguite  delle dimostrazioni  video e immagini tratte da artisti come Schlemmer e il coreografo americano Forsythe. Schlemmer immagina come  il movimento vada oltre la forma del corpo. Questo concetto di linee-forza futurista risulta molto interessante ed espressivo.

Dagli esempi visionati di Forsythe vediamo l’importanza dell’immaginazione nel ruolo del ballerino in relazione con lo spazio. Il ballerino crea con i suoi movimenti degli spazi immaginari e dei segni e il ballerino, attraverso i suoi movimenti deve farci credere che quegli spazi siano reali.

Qui entra in gioco anche l’aspetto persuasivo che subisce il nostro cervello e di come, se fatto nel modo giusto, possiamo credere a cose che realmente non sono “vere”. Nella danza il corpo comunica, ci inganna e ci fa vedere cose che risiedono nella dimensione “virtuale”.
L’immaginario è l’elemento fondamentale.

Schlemmer e il balletto triadico

Oskar Schlemmer è stato un pittore e scuoltore tedesco che aderì al Bauhaus di Weimar, dove diresse la sezione di cultura e teatro.

Il balletto triadico è certamente la sua opera più significativa dove concepì l’opera come una corrispondenza ‘matematica’ e ‘proporzionale’ tra uomo e spazio. Fu rappresentato per la prima volta il 30 settembre 1922 al Landestheater di Stoccarda, su musiche di Paul Hindemith.
Il balletto triadico è famoso per i bizzarri costumi che negavano l’umanità dei danzatori, riducendoli a fredde e meccaniche figure geometriche. Per la prima volta la geometria diventa danza.
La caratteristica razionale del Balletto Triadico era nella matematicità della sua struttura: 3 ballerini che interpretavano 3 atti, composti da 12 quadri, con l’ausilio di 18 costumi. Ispirandosi ai movimenti di burattini e marionette, Schlemmer creò una coreografia stilizzata e astratta, destinata a influenzare la danza nei decenni successivi.

Il corpo del ballerino deve adattarsi necessariamente all’astrattezza e alla rigidità del costume stesso ed è quindi il mezzo che permette di abbandonare l’espressione classica del ballerino, ma piuttosto fare un ragionamento sulla forma e sul movimento; il costume non è più solo decorativo.

Interessante e come Schlemmer si sia documentato anche sulle reazioni dei ballerini di fronte da costumi così all’avanguardia.

Così disse Schlemmer  circa le loro reazioni:

si comportano in vario modo. Gli uni, il cui ideale è rappresentato alla libera danza come mezzo di espressione immediata, rifiutano nettamente questi costumi ‘innaturali’. Dopo i primi salti avrebbero già distrutto il costume. Gli altri vi intravedono nuove possibilità per oltrepassare i limiti del puro movimento del corpo. Non è facile danzare con questi costumi, anzi credo che ciò richieda un alto grado di disciplina corporea per fondere corpo e costume in un’unica unità.”

I danzatori di Schlemmer erano creature senza sesso, automi, macchine coerenti con l’immaginario e gli ideali futuristi delle avanguardie tedesche della prima metà del 900’.