Cesare Lombroso è nato a Verona, Italia, il 6 novembre 1835. Era figlio di un ufficiale dell’esercito e di una madre di origini ebraiche. Ha studiato medicina all’Università di Pavia e ha lavorato come chirurgo militare durante l’invasione francese del 1859. In seguito, si è trasferito a Torino per lavorare come psichiatra presso l’Ospedale Psichiatrico S. Giovanni Battista.
Nel 1876, Lombroso pubblicò il suo libro più famoso, “L’uomo delinquente”, che presentava la sua teoria della “criminalità atavica”. Ha continuato a pubblicare altri libri e articoli sulla criminalità e la criminologia, che hanno attirato l’attenzione dei media e del pubblico. Ha anche fondato la prima scuola di criminologia e la prima rivista criminologica in Italia.
Lombroso è morto a Torino il 19 ottobre 1909, lasciando dietro di sé un’eredità controversa. Anche se le sue teorie sono state rigettate dalla scienza moderna, ha avuto un’enorme influenza sulla criminologia e sulla penologia, e il suo lavoro continua ad essere studiato e discusso nell’ambito della criminologia storica.
Cesare Lombroso sosteneva che i criminali erano “reati atavici” o “nati criminali”, che avevano caratteristiche fisiche distinte dalla popolazione generale, come cranio largo o viso sfuggente. Sosteneva che queste caratteristiche erano segni di un ritorno alle caratteristiche primordiali e primitive dell’umanità, e che i criminali erano essenzialmente degli evoluti “selvaggi”.
Lombroso credeva che queste caratteristiche fisiche fossero ereditate e che la criminalità fosse quindi in gran parte determinata da fattori biologici. Sosteneva inoltre che le donne criminali erano eccezionalmente rare, poiché riteneva che le donne avessero una natura più materna e gentile.
Le teorie di Lombroso hanno avuto un’enorme influenza nella criminologia e nella penologia del tardo XIX e inizio XX secolo, ma sono state ampiamente criticate e rigettate come pseudoscienza. I suoi concetti sono stati smentiti da ulteriori ricerche e studi, che hanno dimostrato che la criminalità è influenzata da molteplici fattori sociali, culturali e ambientali, e non da fattori biologici isolati.
Museo di antropologia di Torino LINK