“L’arte è il frutto maturo del modo nuovo e diverso con cui l’uomo a un certo punto della propria storia si è rapportato con la «realtà» del mondo esterno. Il mondo materiale non è più considerato esclusivamente come un dominio da piegare utilitaristicamente ai propri bisogni. L’oggetto materiale perde l’esclusiva connotazione di strumento per divenire simbolo, pubblica rappresentazione, eidos capace di evocare la presentificazione di qualcosa che, apparentemente, non è presente se non nella mente dell’artista e in quella di chi guarda la sua opera. Questa «sintonizzazione mentale» tra creatore e fruitore ha radici profonde nell’esperienza condivisa che tutti facciamo dell’evidenza naturale del mondo, verosimilmente anche se non soprattutto grazie ai meccanismi neurali brevemente delineati nella sezione precedente. L’arte distilla e condensa quest’esperienza universalizzandola e al tempo stesso affermando un nuovo modo possibile di guardare alla realtà mettendola in scena. L’oggetto artistico, che non è mai oggetto in sé stesso, ma polo di una relazione intersoggettiva, quindi sociale, e-moziona in quanto evoca risonanze di natura sensotri-motoria e affettiva in chi vi si mette in relazione. Nell’espressione artistica teatrale-performativa, il corpo attoriale diviene l’epifania pubblica della capacità di rappresentazione mimetica dell’agente.”
Vittorio Gallese, post-fazione al libro “Mente e bellezza” di Ugo Morelli – (p. 249 )
ARTE, ESPERIENZA ESTETICA E NEUROSCIENZE: LE ARTI VISIVE E LA NEUROESTETICA
Pubblicato il 09 giu 2014